giovedì 28 agosto 2014

Arrivederci...

Sì, anche per quest'anno il momento dei saluti è arrivato. Alla fine, le tanto agognate ferie stanno per iniziare. Dove andrò? Ma è ovvio! In Grecia! La mia seconda pelle... Come vi ho già scritto ho in mente da molto la trama del secondo capitolo della saga ma non riesco a metterlo giù: rimane bloccato nella penna. Perciò ho proprio bisogno di andare nei luoghi che mi hanno ispirato tutta la storia. Per ritrovare i personaggi, le sensazioni, i luoghi, i profumi.... Potrei anche decidere di non tornare... se potessi chiuderei in una valigia le persone che vorrei portare con me e non tornerei più. Dicono che casa è dove ci sono le persone che ami. Vero, giustissimo. Io dico che "casa" è fatta delle persone che amiamo nel luogo a cui sentiamo di appartenere. A settembre miei lettori. Un bacio e a presto

lunedì 11 agosto 2014

Estratto da Sogni d'amore

"I successivi due giorni li passai a piangere tra le braccia di una Michela furiosa con Kenneth, credo che se non gli è venuto un accidente in quei giorni non gli verrà più, passai dall’umiliazione che ancora bruciava alla disperazione, dalla crisi isterica al dolore del mio cuore spezzato, dall’irrazionalità all’apatia. Fino a quando Michela decise che ne aveva avuto abbastanza: mi spogliò ,mi mise sotto la doccia fredda, la odiai in quel momento, mi preparò un bel caffè forte e iniziò ad illustrarmi la sua teoria: Kenneth era una tenia o più comunemente detto verme solitario, uno schifoso parassita che si cibava di me indebolendomi sempre di più e crescendo a dismisura. Secondo lei mi aveva invaso ma la scienza aveva fatto numerosi passi avanti e si poteva eliminare definitivamente. Così iniziai la cura: tolsi dal mio appartamento tutte le foto che ci ritraevano insieme. Smisi di appuntarmi sull’agenda le sue prime, gli spettacoli televisivi a cui avrebbe partecipato e le date del suo tour teatrale. Mi iscrissi in palestra, cambiai pettinatura e cambiai una piccola parte di me. Pensai che in fondo Kenneth aveva ragione: non ero mai cresciuta completamente. L’amore per lui era solo un sogno. Dovevo costruirmi la vita a prescindere da lui. Non lo avrei più aspettato. Così passò un altro anno. Arrivò la sera della prima. Kenneth mandò gli inviti ai miei genitori, a me e alla Michela. Era un’occasione da non perdere: a Londra per la prima di un film! Quando mai mi sarebbe capitata un’altra opportunità simile? Considerando il fatto che la mia attività stava crescendo a livello esponenziale e che l’evento sarebbe andato in onda sul canale cinema di un’importante rete televisiva, la pubblicità era assicurata. La palestra aveva giovato rassodando nei punti giusti così optai per un vestito di seta rossa lungo, senza maniche con uno scollo a barchetta sul davanti molto casto ma che lasciava la schiena completamente nuda. Raccolsi i capelli in un chignon e mi feci truccare da una professionista ed, ovviamente, tacco dodici. Non ero niente male. Ci vennero a prendere due limousine, una per noi ragazze e una per mamma e papà, Kenneth aveva fatto le cose in grande. Non lo avevamo ancora visto: papà ci rassicurò dicendo che i posti erano proprio dietro a quelli di Kenneth e del resto del cast. Immaginate due ragazze di ventidue anni belle come il sole scendere da una limousine alla prima di un film: eravamo frastornate e abbagliate. Quando ci aprirono la portiera e uscimmo dall’auto i paparazzi iniziarono a scattare foto; erano letteralmente in visibilio: due perfette sconosciute tirate a lucido che non si fermavano a parlare con loro. Vi ho detto di come Michela fosse perfetta? Lei è sempre stata più minuta di me e leggermente più bassa così opto per un vestito corto color panna stile anni trenta con trucco e parrucco dell’epoca. Era perfetta. Attraversammo il red carpet come se ci fossimo nate sopra. Non posso parlare per Michela ma in quel momento era tanta la mia voglia di dire che credo avrei camminato sui trampoli senza perdere l’equilibrio. In fondo all’atrio, in prossimità della sala scorsi mio padre abbracciare Kenneth ed in quel momento lui mi vide: mi vide davvero, per la prima volta in vita sua. Vide Melania, la donna che ero e quella che sarei diventata. Ero bella e raffinata e mi sentivo invincibile. Scesi i gradini con la grazia di una dea ed il cuore che pompava a mille. Ah Michela, vi ho già detto quanto l’adori? Si, avevo studiato l’inglese: voi perdereste l’opportunità di parlare con due dei vostri attori preferiti?! Parlammo ancora un po’ poi fummo chiamati in sala: lo spettacolo stava per iniziare. Nel momento esatto in cui Kenneth apparve in scena tutti quelli che mi circondavano sparirono: eccolo lì, l’amore della mia vita in formato gigante intento a dichiarare il suo amore disperato al mondo. Cosa mi impediva di diventare Jane e di immaginare che stesse parlando con me? “Voi...voi, piccolo essere strano e quasi non terreno! E' voi che amo come la mia stessa carne. E a voi...povera e oscura, piccola e semplice come siete...rivolgo la preghiera di accettarmi come marito.” La scena finale fu uno strazio e lì capii: non avrei mai smesso di amare Kenneth, non era una cotta, non era un capriccio. Era amore, quello vero, quello dei libri: sofferto come quello di Jane Eyre, romantico e divertente come quello di Orgoglio e Pregiudizio. Arrivati ai titoli di coda lui si girò verso di me e mi guardò così intensamente che mi mancò il respiro: mi amava anche lui tanto quanto lo amavo anch’io. Ma subito si voltò. Non si sarebbe mai dichiarato: la differenza di età e l’amicizia con mio padre erano per lui ostacoli insormontabili. Si accesero le luci: scrosci di applausi e standing ovation: Kenneth era consacrato, io potevo solo guardarlo da lontano. Ancora una volta lui aveva deciso di voltarmi le spalle. Patetica vero? Forse, ma cosa avreste fatto voi al mio posto? Non l’ho aspettato. Ho avuto le mie esperienze e avrei continuato ad averle; semplicemente io appartenevo a lui, il mio profondo era suo, sul mio cuore e sulla mia anima c’era scritto Kenneth e così sarebbe stato sempre. Gli altri si sarebbero accontentati della superficie di Melania. Andammo alla festa della produzione senza mamma e papà che optarono per una ritirata strategica in hotel. Fu una bella serata ed io mi divertii molto, soprattutto con Jonathan, nel terrazzo del ristorante…dietro non so più quale pianta… Ok, potevo evitarmela, me l’ha detto anche Michela, ma consideriamo i fattori: attore, figo, senza impegno, champagne a fiumi e cuore spezzato. Grazie. Comunque alla fine tornammo in hotel stanche e leggermente alticce. Decisi di farmi una doccia prima di mettermi a letto così quando bussarono alla porta, pensando fosse Michela, andai ad aprire in mutandine e basta. Vi ricordate il vestito? Non potevo mica indossare il reggiseno! Peccato fosse Kenneth molto molto arrabbiato. Mi infiali l’accappatoio, poi mi riebbi: >E’ diverso Melania…> Mi afferrò per le spalle e mi baciò spazzando via qualsiasi cosa: mi aggrappai a lui come se ne andasse della mia vita. Mi divorava le labbra e l’anima. Era un bacio disperato, appassionato. Mettemmo in quel bacio tutti i nostri sentimenti: l’amore, la rabbia, la frustrazione. Fu un lento e straziante addio, quasi non mi accorsi di quando se ne andò portandosi via la parte più viva di me."

sabato 9 agosto 2014

io, le canzoni, il prossimo libro e voi....

La storia in testa, le mani che fremano ma il cuore bloccato. Sarà più di un mese che non scrivo: stanchezza, pensieri, incazzature varie ed eventuali. Io per scrivere ho bisogno della mente sgombra e dannazione sembra che chiunque stia facendo di tutto per far sì che ciò non accada. Vero è che in questo mese qualcosa dentro di me è cambiato. Non so nemmeno come ciò sia stato possibile; una volta smesso di angustiarmi, criticarmi, commiserarmi e odiarmi le cose hanno iniziato ad andare più o meno per il verso giusto. Da cosa lo deduco? Per prima cosa riesco a guardarmi allo specchio e credetemi è un grosso passo avanti. Come se questo non fosse abbastanza quando mi guardo non mi giro disgustata per quello che vedo. Anzi. Queste rotondità con cui convivo forzatamente da anni iniziano a piacermi. Sarà che dopo tanto tempo alla fine ti affezioni ma... sono carina! Ciliegina sulla torta? Non ho avuto nessun incoraggiamento esterno! Vuol dire che nessuno mi ha riempito di complimenti. Anche per questo bisogna fare affidamento solo su stessi. No, mamma e papà che vi dicono che siete delle principesse non contano. Guardarsi vedendosi per quello che si è... è commovente. Davvero possiamo riuscire ad amarci. Avremo sempre dei difetti ma poi, si possono chiamare davvero così? Se iniziassimo a dire che tutti abbiano delle caratteristiche particolari e magari più pronunciate? Ma risulterebbe un po' ipocrita.. forse... E allora che difetti siano! Partirà da qui il nuovo libro. Dai difetti della protagonista e del protagonista. Insormontabili, fastidiosi, pessimi, esasperanti difetti. Litigheranno, si scontreranno e non sarà così scontato il finale. Voglio riuscire a fare (passatemi il termine) incazzare anche me stessa mentre scriverò di Doukas e..... No il nome di lei è ancora in forse anche se due o tre idee mi frullano per la testa. Ma penso vedrò come si comporta e poi deciderò. La musica greca come al solito accompagna quello che scrivo, del resto accompagna quasi ogni attimo della mia vita. Possibile che ogni canzone sia più bella della precedente? Possibile che mi senta più a casa lì che qui in Italia? Inizio a pensare che la storia delle vite precedenti sia vera, oppure, oppure... in realtà quello che ho narrato nel libro è tutto vero....

Sakis Rouvas - Kai se thelo (New cd-single 2008)

Melisses - I mpalanta ton asterion (New Song 2010)

Μέλισσες - Ένα | Melisses - Ena - Official Audio Release

Panos Kiamos - To Aima Mou Piso

mercoledì 6 agosto 2014

La musica: bisogna perdere un po' di noi stessi per mettere su carta i nostri pensieri

Ci sono canzoni che suscitano in voi sensazioni? Non parlo di ricordi nè di pensieri sensati. Parlo di qualcosa di primitivo, di primordiale, di atavico. Intrinseco in voi come l'istinto. Quali suoni, quali parole possono suscitare questo? Non è necessario nemmeno conoscere la lingua. Sì, potrà sembrare strano ma in realtà è così; proprio perchè è qualcosa di primitivo. L'istinto per definizione non si comprende, non si analizza. L'istinto è, punto. Allora la musica prende il sopravvento: immagini astratte, suoni, odori, colori, emozioni: il cuore che batte, lo stomaco in subbuglio e la nostra percezione di noi stessi. Da sempre l'uomo ha avuto bisogno della musica, vi siete mai chiesti il perchè? Non c'è bisogno di studi approfonditi; pensate solo a come vi sentite quando indossate le cuffie. Ricordate tutte le canzoni che hanno accompagnato i momenti significativi della vostra vita: il dolore, la gioia, la speranza, la fede. L'uomo ha creato e continuerà a creare musica per ogni stato d'animo. Non è meraviglioso? Certe canzoni mi fanno piangere, gli occhi si riempono di lacrime e lo sguardo vaga senza vedere nulla. Non so a cosa penso, non so nemmeno se sono presente a me stessa in quei momenti; quando torno indietro però mi sento rigenerata. Altre mi fanno sentire felice, altre ancora mi fanno ballare; ascoltando altre divento (o meglio, penso di diventare) sexy. Cosa si attiva nella nostra mente grazie alla combinazione di sette note? Ho studiato pianoforte per alcuni anni ma dopo che la mia piccola è morta non ci sono più riuscita. La musica è anche rinuncia. Per questo quando scrivo le canzoni mi accompagnano sempre: bisogna perdere un po' di noi stessi per mettere su carta i nostri pensieri.