martedì 7 giugno 2016

Rebecca

Tutti dormono, la televisione accesa mi parla di cose che non voglio ascoltare. Il pensiero va a Rebecca: non riesco a vederla, fisicamente intendo. Non riesco proprio ad immaginarmela. Sarà che ancora non ho ben chiaro chi sia Rebecca. E allora mi rendo conto che la fisicità dei mei personaggi dipende esclusivamente dalla loro essenza. I tratti, i colori dei protagonisti dei miei libri rispecchiano la loro anima. Io ancora non conosco l'anima di Rebecca: so che è passionale, so che è testarda e coraggiosa ma il suo vero io, il suo nucleo sono nascosti e ben protetti. Forse solo Ares conosce la vera Rebecca. Penso che è figlia di un Re e di una Dea che si è fatta Regina ma che per lei sono solo la sua mamma e il suo papà. Penso che sà perfettamente quale sia il suo destino ma che non sappia come arrivarci. Penso che è una ragazza di diciotto anni con un grande fardello sulle spalle. Penso che è una donna innamorata dell'uomo sbagliato. Queste però sono figure, immagini, stereotipi. Ancora Rebecca mi sfugge. Scrivo, penso, ragiono: ho la storia, ho gli altri personaggi ma la protagonista vola via. Costruisco il libro intorno a lei ma senza di lei. Già lo so che quando la troverò dovrò rivedere posizioni, scene, dialoghi, sentimenti, pensieri. 
Questo è scrivere: vivere senza nulla di stabilito. 

domenica 5 giugno 2016

La rabbia e il dolore

Chissà se guardandola hai immaginato come sarebbe stato con lei.

Non parlerò di lettura o dei miei libri in questo post. Parlo di una rabbia cieca che mi brucia dentro, di un'incomprensione assoluta verso chi riesce così facilmente a dimenticarsi chi non c'è più.
La vita va avanti nella maggior parte dei casi: i vivi non pensano ai morti per paura, per sopravvivenza o semplicemente per menefreghismo.

Pochi, rari sono quei casi in cui chi rimane si lascia morire per raggiungere chi non c'è più e nessuno può dire cosa farebbe in quella situazione; nessuno può dirlo finchè non ci si trova.
Vero è che ognuno vive il dolore a modo suo: non come crede sia più giusto ma, semplicemente come riesce a gestirlo.

Forse io non sono brava a gestire il dolore. Forse quando si prova quel tipo di dolore è impensabile gestirlo. Allora ti porti dentro questo macigno che diventa sempre più pesante finchè non diventa un mostro che si ciba di tutte le tue emozioni, di tutti i tuoi sentimenti.

Per questo non posso e non voglio giudicare nessuno però, però una cosa la voglio dire: ho sempre pensato che non l'amassi veramente, ho sempre pensato che fosse troppo per te, ho sempre pensato che si stesse buttando via per te, ho sempre pensato che meritasse di più di te. Con la tua vita purtroppo mi stai dando ragione.